domenica 15 novembre 2015

#05 Odissea - Libro XII, vv. 52 - 77


[...]Alle Sirene giungerai da prima
 Che affascìnan chïunque i lidi loro
Con la sua prora veleggiando tocca.
Chïunque i lidi incautamente afferra
Delle Sirene, e n'ode il canto, a lui
Né la sposa fedel, né i cari figli
Verranno incontro su le soglie in festa.
Le Sirene sedendo in un bel prato,
Mandano un canto dalle argute labbra,
Che alletta il passeggier: ma non lontano
D'ossa d'umani putrefatti corpi
E di pelli marcite, un monte s'alza.
Tu veloce oltrepassa, e con mollita
Cera de' tuoi così l'orecchio tura,
Che non vi possa penetrar la voce.
Odila tu, se vuoi; sol che diritto
Te della nave all'albero i compagni
Leghino, e i piedi stringanti, e le mani;
Perché il diletto di sentir la voce
Delle Sirene tu non perda. E dove
Pregassi o comandassi a' tuoi di sciorti,
Le ritorte raddoppino ed i lacci.
Poiché trascorso tu sarai, due vie
Ti s'apriranno innanzi; ed io non dico,
Qual più giovi pigliar, ma, come d'ambo
Ragionato t'avrò, tu stesso il pensa[...]

COMMENTO:  Le Sirene nell'Odissea: lasciata l'isola di Eèa, Odisseo e i compagni intraprendono la strada verso occidente grazie al vento propizio mandato dalla maga Circe per favorire loro la navigazione. Vicini all'isola delle Sirene, l'eroe rivela ai compagni le indicazioni della maga: tapperà loro le orecchie con la cera (sicurezza), in un secondo momento loro dovranno legarlo all'albero maestro della nave, bendando gli occhi, in modo che egli possa ascoltare il loro canto senza caderne vittima.

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